Tutto troppo complesso? Taglia il superfluo!

Tagliare il superfluo
Tagliare il superfluo
Tagliare il superfluo, trovare l’essenziale

E’ noto che fine fece il nodo gordiano: troppo complesso da sciogliere, finì malamente per colpa della spada (e dell’impazienza?) del futuro Alessandro Magno.

Perché le aziende e le organizzazioni tendono a diventare sempre più complesse (dal latino complèxus = abbracciato, legato, pieno di nodi insomma)? E perché non abbiamo il coraggio di Alessandro e darci un bel taglio. Ma, lo sapeva bene don Abbondio, “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”, al massimo, se gli va bene, provvedono le circostanze a averlo per lui.

Guardiamo bene a cosa ha fatto la crisi COVID-19: da quanto era che noi consulenti di estrazione (anche) informatica) raccomandavamo di introdurre lo smart working? La risposta è sempre stata che era troppo complesso. Ebbene, detto fatto il COVID-19 nel giro di 15 giorni ci ha messo tutti forzatamente in smart working e ora le aziende sanno per esperienza che è possibile ed è bene farlo. Val più l’esperienza che il ragionamento: “Molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità” sintetizzava Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina.

Alexis Carrel

Molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità
Alexis Carrel

Guardiamo un po’ più a fondo a questo problema: perché le organizzazioni tendono a diventare estremamente complesse con l’andar del tempo, virando vero l’inefficienza? Per una doppia sfocatura: aver perso di vista il contesto e aver perso di vista lo scopo, per riprendere i termini della scala dei livelli logici di R.Dilts di cui scrivevo in un precedente post (sito https://bit.ly/2MYlD2R Linkedin https://bit.ly/3cglf9S). Perdere il contesto è perdere ciò che ti dice quel che c’è da fare (servire il cliente e i suoi bisogni, per semplificare), mentre perdere lo scopo è dimenticare perché lo vuoi fare (la cosiddetta mission personale e aziendale). In qualche maniera si sono sfocati i due riferimenti esterni dell’agire e l’organizzazione si è ripiegata sulle proprie idee e sulle proprie esigenze: il cliente e lo scopo non sono più davvero al centro e, siamo sinceri,  ci si concentra sulle procedure e sulla gestione degli spazi di potere. In qualche maniera sia l’azienda che le persone si ripiegano sull’ego (riferimento interno appunto). Ma ci pensa la realtà, spesso, a farci rinsavire, come nell’esempio precedente, e a costringere a guardare fuori.

Ma perché aspettare la prossima crisi e non cominciare a ripensarsi davvero? Cominciamo a tagliare il superfluo (leggi: potere, regole, ego) e lasciamoci guidare a un bagno di umiltà. Ora, non accusatemi di essere un fan degli hamburger (non lo sono) ma di nuovo, dopo il post precedente (sito https://bit.ly/3f2rLTp Linkedin https://bit.ly/3dK3yRJ), parlerò della succulenta polpetta di carne amata da Poldo, amico di Braccio di Ferro.

René Redzepi
René Redzepi – Chef del ristornate “noma”

Uno dei più rinomati, e cari!, ristoranti al mondo, il noma (nordisk mad) dello René Redzepi ha riaperto dopo la forzata chiusura di quarantena, come un hamburgheria e vineria accessibile a tutti e perfino con menu da asporto! Certo, Redzepi dice che dopo un periodo ritorneranno ai loro standard di ristornate sempre tra i top 50, due volte “campione mondiale”, menu medi da 500€ e sei mesi di pre-prenotazione. Ma intanto lo chef ha sentito il bisogno di tornare alle origini, servire pranzo e cene buoni, a clienti che vivono un certo periodo sociale e storico. E’ tornato alle basi, al contesto e allo scopo per dirla di nuovo con Dilts, e vuole ricominciare, giustamente da lì.

E tu, cosa intendi fare per tagliare il superfluo? Qual è il tuo essenziale per ripartire?

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Tutto troppo complesso? Taglia il superfluo!
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